Anche in Cina c’e’ l’arcobaleno

Il protezionismo e il nazionalismo estremo sono davvero le soluzioni migliori per uscire dalla crisi? Siamo sicuri che solo proteggendo i prodotti nazionali si riescano a salvare posti di lavoro?

Nei periodi di crisi come quello che stiamo attraversando, si è portati a pensare che la difesa strenue dei prodotti nazionali possa salvare la propria economia. Ma non è così.
Immaginiamo per esempio che per proteggere il lavoro dei nostri connazionali decidessimo di non comperare più moto o scooter giapponesi, ma solo italiani. Ebbene una parte considerevole delle due ruote giapponesi destinate al mercato europeo viene prodotto in Europa. Honda e Yamaha producono veicoli a due ruote addirittura in Italia, dando lavoro a diverse migliaia di persone, in maniera diretta e attraverso l’indotto. Per contro diversi marchi italiani producono in Asia o utilizzano componentistica proveniente da quel continente. La stessa analisi può essere applicata alle quattro ruote. I modelli più diffusi di Fiat, ovvero Panda e 500 sono prodotti in Polonia. Paradossalmente si rischia di far lavorare maggiormente un’azienda italiana se compriamo uno scooter giapponese piuttosto che uno di marca italiana. Senza contare che se tutti i paesi adottassero politiche protezionistiche il sistema economico italiano, fortemente basato sull’esportazioni ne risulterebbe assai danneggiato. Che fare quindi? Premiare sempre per quanto possibile la qualità e l’eccellenza. Impariamo a valorizzare i punti di forza di ciascun Paese. Non è oscurando il cielo di un Paese che porteremo il sereno in un altro. Ormai esiste solo un unico cielo, e anche in Cina c’è l’arcobaleno.

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