Quella sottile linea bianca

E’ proprio sotto i nostri occhi, ad ogni semaforo. Così sottile che potrebbe passare inosservata. Perché questo segnale stradale di Stop, viene troppo spesso ignorato, nel nostro BelPaese.

La vediamo quotidianamente, quella striscia bianca sull’asfalto che delimita l’arresto, in corrispondenza di un semaforo o segnale di precedenza. La linea dietro la quale al rosso bisogna rimanere fermi, pazientemente o meno. E’ il divieto assoluto, rappresenta il rispetto delle regole e del vivere civile.

Una banalità? Non proprio, se questa piccola striscia delimita due mondi, tanto vicini quanto lontani, che paralleli si guardano sospettosi tutti i giorni. E ad ogni semaforo è la stessa storia, sì, perché c’è chi questa linea la usa in un altro modo, forse irrispettoso, addirittura irriverente, rispettando però il divieto del buon senso.

Motociclisti e scooteristi, la linea la passano, ma non per lanciarsi follemente col rosso. Solo per lasciar dietro il resto del mondo, e cioè gli automobilisti. Al semaforo, fermi, andando al lavoro, i mondi si osservano.

Davanti la sottile linea c’è chi respira un’aria diversa: è l’aria della libertà, di chi si emancipa dalle infinite code che la città impone, di chi si libera dei vincoli inutili della vita concedendosi maggiori autonomie.

Dietro stanno le quattro ruote, con l’animo in pace ad osservare chi, forse per il solo fatto di essere su due ruote, è quasi incapace di stare fermo, come se lo stop scottasse: difficile anche starvi solo sopra… Chi è davanti lancia uno sguardo indietro, con superiorità, osservando il traffico quasi paralizzato. Chi è dietro, non capisce il senso di avvantaggiarsi di un metro, di assecondare un’impazienza guardata con poca indulgenza.

Davanti chi si sente libero, senza regole o quasi, dietro chi è ligio, ugualmente superiore a chi infrange il sacro divieto. E’ la sottile linea bianca, e non da scampo; non si può stare in mezzo e divide in due la diversa umanità del nostro traffico quotidiano.

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