Dieci annate di un favoloso vino bianco alsaziano

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Il Rangen, situato su uno strapiombo vulcanico in Alsazia, è uno dei vigneti più famosi al mondo da cui derivano vini celebri e molto ricercati fin dal Medioevo. Piantato dai frati francescani nell’XI secolo, ha un’estensione di 40 ettari.

All’interno del Rangen si trova il Clos-Saint-Urbain, alcune vigne che circondano la cappella dedicata a Sant’Urbano, che in Francia è il protettore dei viticoltori: dà origine a un vino unico nel suo genere, bianco, complesso, potente, coltivato con il sistema dei vigneti terrazzati proprio a causa della ripidità del sito. Infatti, le vigne esposte a sud, hanno una pendenza che varia dai 45 ai 60° e per essere coltivate hanno bisogno di gradini di pietra che fanno da argine alla terra.

L’altitudine va da 350 metri a 450 metri; la cappella si trova a 400 metri. Olivier Humbrecht ha sottolineato come a causa dell’altitudine del vigneto e della vicinanza delle montagne (i Vosgi), il germogliamento delle viti è tardivo e quindi spesso il Pinot Grigio (Pinot Gris in francese, una delle uve di maggiore qualità, che non ha nulla a che vedere con certi Pinot Grigio leggeri e senza nerbo) viene vendemmiato in raccolte successive, lasciandolo appassire sulla pianta fino a produrre stupendi vini dolci, molto alcolici e complessi.

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Le dieci annate degustate sono state: 2013, ancora troppo giovane, ma decisamente piacevole (il Clos Saint Urbain va fatto invecchiare almeno qualche anno dopo l’immissione in commercio); 2011, un vino molto secco, con poco residuo zuccherino; 2010, uve vendemmiate in ottobre, vino dolce e molto morbido; 2008, ancora più dolce (75 g/l di residuo zuccherino); 2005, annata classica, con vendemmia a inizio ottobre, abbastanza dolce; 2001, dal colore dorato e con un sapore di miele; 1997, dal colore oro antico, secco, potente (sono vini che spesso superano i 15° di alcol); 1995, un po’ più fresco ma con note amare; 1990, qui è in evidenza l’affumicato della roccia vulcanica su cui nasce la vite; 1989, annata storica per un vino di grande equilibrio, ancora oggi ai massimi livelli; 1985, molto secco e raffinato; 1983, un vino ricco, eccezionale.

Una degustazione davvero fuori dal comune, alla quale hanno partecipato giornalisti di tutto il mondo, a prova che il vino, quando è di alto livello, non ha davvero confini.

Marco Latour

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