Audi rinuncia all’esclusivo padiglione monomarca, e si pone sotto il grande ombrello con cui il Gruppo inserisce Volkswagen, Lamborghini, Bentley, Porsche, Skoda, Seat e Bugatti. Un mix che fatica a convivere in uno spazio, che fino alla precedente edizione del Salone si prestava ad un visita più rilassata.
L’avere inserito anche Audi, ha effettivamente ridotto lo spazio a disposizione degli altri marchi, costretti quasi a sgomitare per consentire ai visitatori di salire a bordo dei modelli in esposizione.
Concept e novità si alternano senza soluzione di continuità, con in evidenza nuovamente i concept, sulle numerose piattaforme rotanti.
Le tante novità cercano uno spazio in grado di valorizzare il tenore di lanci importanti come Porsche Cayenne, quasi nascosto tra le iconiche sportive aggrappate a superfici rialzate.
Lamborghini punta su esemplari che non possono certo passare inosservati, malgrado lo stand dedicato sia rappresentato da una semplice pedana rialzata.
Va meglio a Bentley, che sembra rubare la cartella colori a Lamborghini, con questa appariscente Mulsanne. In realtà la scelta dei colori dimostra come vengano condivise parecchie scelte di marketing, all’interno di un gruppo industriale così ampio.
Il rosso di Seat Arona è invece in linea con le richieste del mercato, e mantiene fede alle origini spagnole della marca.
Origini puntualmente sottolineate dal ritrovato Volkswagen Buddy, che si affina ulteriormente, salone dopo salone.
Ma la sopresa più interessante è rappresentato dall’innalzamento dell’immagine di Skoda, con un approccio che sembra volersi proiettare a ridosso di Audi. Un bel cambiamento, di cui valuteremo gli sviluppi al prossimo appuntamento di Ginevra.